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Casone del Partigiano

Casone del Partigiano

Costruito nel periodo fra il 1790 e il 1850 su di un isolotto nel mezzo di una vasta zona paludosa, vi si arrivava prevalentemente in barca. Era adibito a rifugio per il guardiano della valle e per i cacciatori. Nel periodo della Seconda Guerra Mondiale, il Casone aveva già le caratteristiche attuali: circondato da un fosso collegato con la restante parte del territorio a est, ancora a valle, vi si accedeva tramite una passerella.

Nei giorni dell'insurrezione armata contro i tedeschi e i fascisti, tramite le staffette di collegamento, fu ricevuto l'ordine di trasferire a Bologna tutti i partigiani per concorrere alla liberazione della città. Il punto di raccolta per questo trasferimento fu proprio la zona del Casone e il "ponte della morte". Nei giorni 18, 19, 21 e 22 aprile 1945 al Casone si riunirono il Comando della 2a Brigata "Paolo" e rappresentanti della 4a Brigata "Venturoli". Il 21 aprile si ebbero i primi violenti scontri con i tedeschi in ritirata, che culminarono nel combattimento di domenica 22 aprile, in tutta la zona che dal Casone va verso San Pietro in Casale, Galliera, Pieve di Cento, Bentivoglio, San Giorgio di Piano e Malalbergo.

A seguito dei lavori di bonifica e prosciugamento della valle, per cedimenti ed assestamenti del terreno, il Casone, già pericolante, crollò. I partigiani della 2a Brigata "Paolo" decisero di ricostruirlo e lasciarlo come testimonianza alle generazioni future affinché gli ideali della Resistenza restassero vivi nel pensiero e nell’azione quotidiana di tutti i democratici antifascisti per la salvaguardia dei valori di pace, libertà e giustizia sociale.

In varie occasioni il teppismo fascista ha preso di mira il Casone (e anche il cippo in località Tombe di Maccaretolo) fino all’incendio del magazzino ad esso annesso. Le Amministrazioni Comunali di San Pietro in Casale, Bentivoglio, San Giorgio di Piano, Malalbergo, Galliera e Pieve di Cento e le sezioni locali dell’ANPI hanno deciso di reagire in modo tangibile e concreto ricostruendo quanto distrutto con l’obiettivo di realizzare nell’area del Casone il Parco della Memoria, progetto al quale si sono aggiunti i Comuni di Argelato, Baricella, Castello d’Argile, Castel Maggiore, Granarolo dell’Emilia e Minerbio.

Oggi, accanto al Casone, sorge un nuovo edificio (sostitutivo del magazzino incendiato) che funge da supporto al Casone in quanto destinato ad attività formative e didattiche legate sia alla memoria storica che alla componente naturalistica. Infatti, l’intera area circostante il Casone è oggi un’area di riequilibrio ecologico e di rifugio grazie all’introduzione di specie arboree e arbustive autoctone a costituire siepi e macchie boscate, la messa a dimora di oltre 10.000 piante per ricreare l’ambiente caratteristico del bosco planiziale.

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ultima modifica 21/09/2017 10:24 — pubblicato 14/09/2017 13:50