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Affidi familiari sul territorio dell'Unione Reno Galliera

La risposta del Sindaco Claudio Pezzoli, comunicata in occasione dell'ultimo Consiglio Comunale

In occasione del Consiglio Comunale riunitosi il 30 settembre 2019, in risposta all'ODG Prot. 14132 del 22/07/2019 presentato dal Gruppo Consiliare San Pietro in Testa ad oggetto "Inchiesta Angeli e Demoni", il Sindaco Claudio Pezzoli ha precisato quanto segue: 

Scrivo da neo-eletto Presidente dell’Unione Reno Galliera, una realtà che vede otto comuni lavorare insieme da oltre dieci anni per garantire ai nostri 74.000 cittadini qualità e tenuta di importanti servizi. Tra questi, i servizi sociali e socio sanitari, che sono gestiti in stretta integrazione tra territorio e Azienda USL. Recentemente i fatti di “Bibbiano” sono stati argomento di TG, quotidiani e approfondimenti televisivi che hanno sollevato in moltissime persone dubbi generalizzati sulla gestione delle situazioni di fragilità familiare e che hanno creato un clima di pericolosa sfiducia nella professionalità di chi invece ogni giorno si occupa del benessere della Comunità e della protezione dei bambini e delle bambine.

Ritengo indispensabile fare chiarezza e parlare dei nostri servizi sociali me socio sanitari, in particolare del tema degli affidi familiari che nei nostri 8 comuni dell’unione Reno Galliera, ha riguardato negli ultimi 5 anni complessivamente 36 minori. Sottolineo che nei nostri comuni questo servizio è stato affidato all’Azienda USL, che lo gestisce in forma diretta, attraverso Assistenti sociali, educatori, psicoterapeuti: professionisti che svolgono quotidianamente un compito delicato e complesso volto a prevenire le situazioni di potenziale disagio delle persone e a sostenere le famiglie nelle proprie responsabilità di cura.

Negli anni abbiamo percorso strade diverse, quasi una per ogni famiglia che ha bussato alla nostra porta: mentre si propongono percorsi di sostegno ai genitori nel loro ruolo attraverso incontri con psico-terapeuti, psicologi, psichiatri, a volte è utile offrire al bambino un contesto positivo inserendolo al nido o alla materna; a volte per contrastare il disagio giovanile si attivano progetti di sostegno educativo, doposcuola o sportivi. Quando però le situazioni familiari sono molto complesse, il servizio può valutare di attivare l’affido del minore. Si può trattare anche di un progetto condiviso con la famiglia, un percorso di conoscenza e formazione, come stabilisce la legge: ogni progetto ha quindi una sua specificità data dalla storia, dall’età, dalle capacità cognitive e di salute di tutte le persone coinvolte.

È importante partire dalla consapevolezza che l’affido è concepito prima di tutto come forma di sostegno ad una famiglia e ai suoi figli quando si trovano in una situazione di difficoltà. Spesso è necessario che sia un giudice a stabilire come attuare l’affido, in altri casi si possono costruire progetti temporanei in risposta a situazioni di emergenza. Qualunque forma garantisce sempre una grande attenzione alla relazione tra il minore, i suoi genitori e parenti attraverso telefonate e incontri vigilati o liberi quando possibile. Voglio essere chiaro su un tema che troppo spesso si sente raccontare: le difficoltà economiche, sociali, in cui trova una famiglia, per quanto gravi, non sono mai da sole un buon motivo per “togliere” i bambini. Per arrivare ad allontanare un minore, ci si deve trovare in una situazione di reale pericolo ed è necessario il coinvolgimento dell’Autorità giudiziaria. Insieme a tutti i miei colleghi e le mie colleghe dei Comuni della nostra Unione, mi sento quindi di rassicurare tutte le famiglie del nostro territorio che ogni richiesta di aiuto viene trattata con questo spirito.

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ultima modifica 01/10/2019 13:30 — pubblicato 01/10/2019 13:30